Roma-23-7-2003

Testimonianza.

Arrivano a centinaia portati dalla sorte e hanno quasi tutti bisogno di cure immediate. Piccoli di pochi giorni di pochi mesi o grandi perché feriti o ammalati.Sicuramente hanno fame perché stremati dalle prove che hanno dovuto superare e sopportare fino a prima di scegliermi. Sì, perché sono loro che scelgono noi, sono loro che scelgono me. Il destino e il loro sesto senso li portano a me, destino che a volte è rappresentato da una persona o da un bambino e a volte dal caso. In questi anni tutte le cure possibili sono state usate per quasi tutti i tipi di malattie; dal semplice raffreddore alla più letale ed inguaribile malattia. Sì, perché queste povere bestiole sono sottoposte a tutti i pericoli, non ultimi la strada, gli abbandoni e i cani lasciati anche loro al proprio destino…
Le medicine usate per curarli sono più o meno le solite dagli antibiotici alle flebo per chi si trova in fin di vita, anche le malattie sono sempre le solite: la rinotracheite, la dissenteria, le malattie della pelle, la leucemia la gastroenterite, i tumori etc. Le malattie sono tante e loro diminuiscono sempre di più, sono sempre più indifesi a tutto ciò che li circonda.
Io rappresentante del genere "umano" come tanti altri li rispetto e mi prendo cura di loro, ma i tanti altri "umani" sono a volte causa della loro sofferenza.
L'unico aiuto che hanno è quello che io tento di dargli come posso…
L'unica cosa sicura e certa che posso dargli incondizionatamente e senza limiti è l'AMORE.
Credo che il rispetto sia l'unico vero sentimento che tutti noi dovremmo sentire, sotto qualsiasi forma esso si esprima.
Sono un randagio come i miei piccoli amici, mi sento più simile a loro e dissimile ai miei simili; perché emarginato, insultato, aggredito da esseri spregevoli che hanno il dono della bestialità. La loro ignoranza a volte raggiunge picchi di crudeltà inauditi.
Ma è sempre la pietà e l'amore che vince, e si pone come baluardo in difesa di queste povere creature indifese.
Non c'è amore più grande,di quello che si ha verso questi sfortunati esseri perseguitati. Per un rispetto che debbo a loro li chiamo "Itineranti" e quelli che restano nella mia colonia"Stanziali". E per quelli che muoiono o dispersi il mio cuore piange.

Leopoldo De Persio e sua figlia Viviana