Lettera aperta a una gentile Signora Gentilissima, non posso scrivere delle poesie gioiose quando vivo ogni giorno una tragedia infinita... quando ho dovuto raccogliere un migliaio di gatti: uccisi a bastonate, avvelenati, seviziati, dilaniati da cani padronali e randagi, schiacciati dalle macchine e tutte le altre brutture di questo mondo e portarli sino all'ultima dimora... E gli altri smarriti non più trovati, che ancora piango. Io vivo con queste povere creature in una perfetta affinità e abbraccio tutte le loro sofferenze, poiché per loro non ci sono gioie e le fusa sono sempre piene di una paura atavica, perché abbandonati, scacciati, maltrattati. Sì è un bollettino di guerra, non ci sono persone che abbiano pietà per i randagi; altrimenti non mi troverei con decine di esposti, querele e cause che durano già da diversi anni. Tutto per difendere questi sfortunati figli. Hanno più volte cercato di bruciare me e tutti i gatti della colonia, ho rischiato il linciaggio, sono stato aggredito, offeso, come schifoso sozzone gattaro, emarginato come lebbroso e chi ne ha più ne metta. Come posso in questo stato d'animo esprimermi diversamente. Vivo con loro ormai da anni e non ho visto nessuno che mi abbia detto poveri figli, non posso descrivere il profumo o il miagolio, quando sento il puzzo delle loro piaghe e il loro lamento. Mentirei alla mia anima, questo è il mio canto poiché le cose qui non cambiano! Cosa certa è che queste mie poesie fanno piangere tante persone e malgrado la loro tristezza sono state tradotte in Lingua Inglese e vengono, alcune, lette in un sito Canadese e in un altro internazionale... Ma questo per me non vale nulla! Rimango sempre un semplice gattaro che combatte con ogni mezzo per difendere questi poveri perseguitati. Scusami non posso fare diversamente lo vieta la mia sofferenza. Leopold e i suoi piccoli. Roma. Agosto 2004